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Il Blog
di KIPLI
DORMIRE MEGLIO
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Con l’avanzare del progresso scientifico abbiamo scoperto nuovi segreti che mettono in luce i meccanismi del sonno. Tuttavia, ad oggi, per gli specialisti in scienze neurologiche il sonno ha ancora numerosi segreti. Tra le conoscenze che ormai si possono considerare acquisite c’è essenzialmente lo studio sulle diverse fasi del sonno, dall’addormentamento, al sonno leggero, fino al sonno profondo e alla REM-phase.
Ma facciamo un passo indietro. All’interno dei cicli di sonno si possono distinguere due fasi del sonno che funzionano a corrente alternata: il sonno REM e il sonno non-REM.
Gli stati di coscienza che si attraversano durante il sonno non-REM vanno a costituire il corpus principale del sonno notturno. A livello temporale invece lo spazio che occupa il sonno REM equivale più o meno a una ventina di minuti per ogni ciclo ripetuto della durata di circa 90 minuti. Nel corso dei cicli di ripetizione, il sonno REM va ad occupare più spazio e andrà allungandosi. Ma in che modo gli esperti di neuroscienze riescono ad analizzare le varie fasi del sonno?
Per arrivare a distinguere queste due fasi del sonno si sono campionati una serie di parametri legati al funzionamento cerebrale e all’attivazione di differenti aree.
Mentre il soggetto dorme alcune caratteristiche tendono a mutare, come il tono muscolare, la frequenza cardiaca, l’elettroencefalogramma, i movimenti respiratori e i movimenti degli occhi.
Durante la fase di sonno non-REM questi parametri vanno incontro ad una diminuzione che va ad incrementare nel corso dei diversi stadi.
Come è possibile osservare, il ciclo del sonno è un meccanismo perfetto, ma esistono molte possibilità di ostacolarne le dinamiche naturali con abitudini e i comportamenti scorretti.
Secondo recenti studi, aldilà del ciclo del sonno notturno, vi è la possibilità di sperimentare il sonno locale durante il giorno. Si tratta di una modalità adottata dal cervello che, in automatico, comincia a spegnersi pezzo dopo pezzo, disattivando solo alcune specifiche aree.
E ciò cosa significa? In una persona che almeno apparentemente è in stato di veglia, determinate parti del cervello e singole porzioni di corteccia cerebrale funzionano differentemente, come se fosse in stato di sonno. In altre parole da sveglio, durante lo stato di veglia, porzioni del proprio cervello stanno dormendo, con tutti i pericoli che possono derivarne sulla possibilità di compiere le normali attività legate alla nostra vita privata e professionale.
Non si conoscono ancora abbastanza le cause e la vera modalità dello stand by selettivo operato dal sonno locale – sembra di trovarsi di fronte ad un mix tra diverse manifestazioni neurologiche.
Il sonno locale è infatti un fenomeno neurologico complesso. Normalmente siamo abituati a pensare al sonno come ad una forza che agisce "dall'alto verso il basso", a partire dal cervello fino a coinvolgere tutto il corpo. In altre parole, quando si calma il cervello portandolo a lavorare meno, “diminuiscono gli RPM” (rounds per minute / giri al minuto) e l’intero organismo si mette nella direzione del sonno. Tuttavia questo modello non è utile a capire cosa succede durante alcuni fenomeni specifici come il sonno unilaterale (o sonno emisferico), il sonnambulismo ed appunto il sonno locale.
Come abbiamo detto fin dall’inizio, alcune funzioni del sonno umano rimangono ad oggi poco chiare. Ad esempio le lente e continue oscillazioni dei neuroni corticali, che potrebbero avere una funzione precisa - indurre cambiamenti sinaptici locali che si ripercuotono sulla funzione neurale complessiva.
Si tratta di quel fenomeno complessivamente definito omeostasi del sonno, cioè quel meccanismo automatico di regolazione del funzionamento veglia/sonno.
In questo senso il sonno locale non è relativo soltanto alla fase di veglia, ma è un meccanismo di addormentamento progressivo che parte da alcune aree per coinvolgerne altre. Seguendo questa logica, sembra dunque che il sonno abbia davvero una componente locale, possa cioè essere attivato da una serie di azioni di avvicinamento, di apprendimento, che coinvolgono regioni cerebrali specifiche. Così, l'omeostasi del sonno può essere indotta a livello locale.
Spesso, parlando di sonno locale si fa riferimento anche ai micro-sonni. Il micro-sonno è un episodio di sonno improvviso (colpo di sonno) che dura circa 5-10 secondi. Il cervello, senza che l’individuo ne sia consapevole, si mette in pausa e comincia a dormire involontariamente. Spesso i micro-sonni avvengono quando il soggetto compie una serie di azioni abitudinarie (guardare la tv, guidare la macchina) o comunque vive una situazione considerata monotona, non in grado di impegnare vistosamente l’attività cerebrale. Terminato il colpo di sonno, ci si sveglia altrettanto improvvisamente, spesso con uno scatto.
Perché sonno locale e micro-sonno sono in relazione? Entrambi i fenomeni derivano da una situazione iniziale di mancato riposo e di stress dovuto al dormire poco. Quando non si dorme per almeno 7-8 ore a notte.
Esistono dunque alcuni sintomi che sonno locale e micro-sonno hanno in comune. Sbadigli frequenti, senso generalizzato di sonnolenza, difficoltà di concentrazione, pesantezza a livello delle palpebre , sguardo assente. La maggior parte delle persone prima o dopo l’attacco di micro-sonno mostra altri segnali:
Abbiamo capito che il sonno locale è una dinamica comune - una proprietà fondamentale di piccole reti neuronali, piccole aree del cervello che entrano in stati di simil-sonno. Stati caratterizzati da proprietà elettrofisiologiche e fenomeni di regolazione molecolare che rappresentano la componente essenziale dell'omeostasi del sonno. Questi processi, iniziati attraverso eventi locali dipendenti dall'attività cellulare, si ripercuotono a livelli più alti sull’organizzazione tissutale, andando a incidere e regolare funzioni di tutto il corpo.
La mancanza di studi approfonditi e applicazioni cliniche legate al sonno locale non ci permette ad oggi di andare oltre. Tuttavia possiamo almeno cercare di comprendere i rischi legati al sonno locale.
Essere in stato di veglia significa essere in grado di compiere tutto quello che fa l’essere umano durante le sue attività quotidiane. Qualunque azione dovessimo prendere in esame comporta sempre una certa necessità di essere consapevoli e responsabili di ciò che si sta facendo. Dal semplice ‘sedersi sul divano per guardare la tv’, ad operazioni un po’ più complesse come guidare un’automobile o affettare il salame al banco dei salumi del supermercato.
Quando si sperimenta il sonno locale, diverse zone del cervello, improvvisamente, cominciano a spegnersi e a entrare nello stato di sonno. Per questa ragione non è possibile essere presenti al 100%. E se questo accade quando siamo sul divano è un conto, ma se accade mentre si stanno eseguendo operazioni per mezzo delle quali è possibile farsi male o far male a qualcuno, le cose cambiano, perché costituiamo un pericolo.
Gli studi sull’argomento sono abbastanza recenti e tuttora in corso. Sembra che la causa primaria che scatena il sonno locale sia semplice: dormire poco. Dormire poco porta conseguenze importanti sullo stato di affaticamento del cervello, e alcune parti di esso staccano semplicemente la spina, all’improvviso, mentre si è svegli.
È abbastanza noto che dormire poco causi importanti cali di attenzione. Basti pensare che nell’intercalare comune sono frequenti le affermazioni come “sto dormendo in piedi”, “sei un addormentato!”, “ma svegliati!”. Di solito ci si riferisce ad uno stato in cui ci si sente confusi o si percepisce che l’altra persona è confusa e non è concentrata su ciò che sta facendo.
Ed effettivamente potrebbe essere molto più vero di quello che crede la persona che utilizza questo genere di metafore.
Non dormire incide in maniera fortemente negativa sulle capacità cognitive di un individuo e sulla sua possibilità di avere un controllo sul proprio comportamento.
Non sono pochi gli studiosi che ritengono che potrebbe avere anche un certo influsso sulla capacità di gestire adeguatamente l’aggressività. È possibile che molti casi di perdita di controllo derivino proprio da un forte stress causato dalla mancanza di sonno.
I test che sono stati condotti a livello medico hanno riscontrato che, quando una persona conduce un’attività per lungo tempo, le sue aree corticali frontali si affaticano. Dopo un po’ di ore è come se il cervello si sintonizzasse sulla frequenza del sonno.
La persona che viene colta da un attacco di sonno locale comincia dunque ad incappare in tutta una serie di errori di comportamento che non avrebbe mai commesso in un reale stato di veglia.
Si tratta di episodi a carattere temporaneo, il problema è che non possono essere controllati e dunque non si può essere certi di essere altamente prestazionali in quei frangenti.
Pare quasi inutile aggiungere che, in casi di sonno locale, diventa complicato anche il processo di apprendimento e di elaborazione dei dati. È possibile dunque che un cattivo riposo sia alla base di determinate dinamiche che affliggono coloro che non riescono a stare molto tempo sui libri.
Quante ore di sonno sono necessarie all’uomo? Tantissimi studi rivelano quanto la mancanza di sonno o altri problemi del sonno possano essere correlati a disturbi anche di stampo psicopatologico. Non solo la depressione o malattie che vanno a intaccare il tono dell’umore. Ad esempio, molte persone che soffrono di disturbi di personalità soffrono di insonnia, anche se è difficile stabilire in che grado di misura sia l’insonnia a peggiorare il disturbo o il disturbo ad aggravare l’insonnia.
Certamente i medici coinvolti nello studio sul sonno locale hanno potuto verificato che, chi dorme poche ore, affatica continuamente il cervello. Di conseguenza durante la veglia questi soggetti sono maggiormente predisposti ad entrare in uno stato di sonno locale, stato in cui potrebbero avere grandi difficoltà a gestire normalmente le relazioni umane ed i propri impulsi che da esse derivano. Ne consegue un suggerimento per un nuovo possibile campo di indagine, che si situa a livello della correlazione tra mancanza di sonno e antisocialità.
Vista e considerata l’importanza del sonno a livello biologico, non sarà solo fondamentale assicurarsi di non dormire poco. Bisogna affrontare il sonno come una vera e propria terapia per il benessere quotidiano e per farlo bisognerà capire quante ore di sonno giornaliero sono necessarie.
In alcuni momenti cambiano infatti le nostre abitudini durante la veglia, gli stimoli che ci portano a svegliarci la mattina, l’ambiente in cui riposiamo. Tutto ciò può avere influenza sul quantitativo di sonno necessario allo stesso soggetto in momenti diversi della vita.
Per evitare di incorrere in micro-sonni ed entrare in uno stato non voluto di sonno locale durante i momenti di veglia, bisogna conoscersi.
Non tutte le persone sono uguali, e la richiesta di sonno può variare a seconda del singolo e della sua età. Un neonato, fino ai tre mesi di vita alla necessità di dormire almeno 14 ore al giorno, in alcuni casi fino a 17 ore.
Gradualmente la necessità di sonno tende a diminuire, fino a giungere a 9/11 ore di sonno per i bambini che sono in età scolastica. Per gran parte della vita, nella fase lavorativa di un individuo, le quantità di ore di sonno individuali vanno da 7 a 9 ore, diminuendo il fabbisogno di un’ora dopo i 65 anni.
Questa diminuzione deve tuttavia avvenire in maniera graduale, adeguatamente, predisponendosi con tutti gli accorgimenti necessari. In caso si dovessero trovare difficoltà nell’addormentarsi e nel condurre un sonno sereno e prolungato fino alla mattina successiva è sempre opportuno porsi alcune domande: