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In natura però il lattice è diffuso anche al di fuori delle specie tropicali. Si stima che, nella divisione delle angiosperme (le piante più evolute, quelle che producono semi), il lattice sia presente nel 10% di tutte le specie. Si tratta d’altronde di un liquido composto da acqua unita ad un insieme di sostanze diverse, quali proteine, enzimi, amidi, zuccheri, resine, gomma, oli, alcaloidi e tannini. Questa emulsione cambia di stato e diventa gelatinosa nel momento in cui viene esposta all’aria.
Bianco, giallo, arancione o rosso - sono tante le tonalità di colore che può assumere il lattice liquido: molto dipende dalla varietà specifica della pianta da cui proviene, ma la stragrande maggioranza è bianca.
Il micro lattice non ha niente a che vedere con l’Hevea Brasiliensis. Si tratta di un materiale metallico, il materiale metallico più leggero del mondo - cento volte più leggero del polistirolo. Nonostante il peso, ha una resistenza incredibile e proprio per questo è stato paragonato al lattice naturale. Si tratta di un materiale utilizzato ad esempio in campo aerospaziale: per produrre e realizzare mezzi che, pur alimentandosi a carburante, guadagnano in leggerezza, portando un grande risparmio economico, a livello di struttura.
Inoltre c’è anche quella che in inglese viene chiamata lattice structure, una struttura reticolare ordinata di punti che vanno a disporsi formando un cristallo, non ha niente a che vedere con l’Hevea. I reticoli metallici ultraleggeri hanno una densità bassa che è data proprio dalla struttura in forma di schiuma metallica che presenta tantissimi pori.
L'Hevea Brasiliensis è una pianta che può arrivare sino a trenta metri di altezza. La si riconosce dalla tipica foglia trifogliata. L’origine geografica dell’albero dell’Hevea Brasiliensis è da ricondursi alla foresta amazzonica. Inizialmente perciò l’economia legata all’estrazione ha reso prospere quelle città brasiliane collocate in posizione strategica.
Diffusamente conosciuta come albero della gomma, nella sua variante arbustiva - più piccola, l’Hevea raggiunge comunque i due metri di altezza. Alcuni la utilizzano come pianta da appartamento, ma necessita di spazio e di un’esposizione importante alla luce.
Per estrarre il lattice è necessario anzitutto selezionare gli alberi al giusto stadio di maturazione, poi incidere la corteccia. Lo si fa con una particolare tecnica, che consente di non arrecare danno alla pianta, che potrà essere sfruttata per almeno trent’anni per centinaia di volte.
Questo, a grande linee, è il ciclo di vita dell'albero della gomma:
Le proprietà di un ottimo lattice si manifestano sin dall’inizio. Quando zampilla dal tronco dell’Hevea si nota la consistenza tipicamente collosa ed elastica, ma contemporaneamente morbida, di questo materiale.
Il lattice si dice naturale perché è dotato di qualità naturali utilissime all’essere umano. Si tratta di una sostanza antibatterica, antimuffa, fungicida. Ciò lo rende ampiamente utilizzato nella fabbricazione di numerosi prodotti sanitari.
Ma, nella scelta dell’impiego di questo materiale, non si può non tenere in conto la sua elasticità. È possibile deformarlo in modi diversi, stirandolo ed allungandolo, esercitandovi della pressione. In ogni caso, il lattice ritornerà sempre ad assumere la sua forma di partenza. Ecco perché risulta anche longevo - perché è capace di conservare le sue caratteristiche inalterate nel tempo, anche in presenza di un massiccio utilizzo.
In questo caso si può davvero parlare di eco-sostenibilità. Non solo si tratta di un materiale di origine naturale, ma è anche un elemento a cui non è necessario aggiungere componenti chimiche in fase di lavorazione. Componenti che poi rimangono nel prodotto finale, risultando tossiche ed in grado di inquinare l’ambiente. Infine, a suggello della sua eco-sostenibilità, il lattice si può riciclare.
Sono proprio queste caratteristiche a renderlo utile alla produzione di oggetti sanitari di uso quotidiano, come le fasce di compressione, i lacci emostatici, i cateteri, i guanti. Lo stesso si dica per quei prodotti destinati ai neonati, dai giocattoli ai pannolini stessi.
Al di là degli accessori sanitari, il lattice è ovunque. È presente negli indumenti, così come nelle gomme da masticare. Esiste anche lattice liquido che può essere impiegato per il body painting. Ma il prodotto in lattice per eccellenza, quello che tutti quanti conoscono, è il materasso e i cuscini.
Di lattice ce n’è uno solo. Quello di origine naturale, l’unico e il più apprezzato, perché garantisce una migliore qualità.
Il lattice sintetico risulta del tutto identico esteticamente ma sostanzialmente diverso e privo di quelle caratteristiche di salubrità del prodotto naturale.
Al giorno d’oggi il mercato offre veramente di tutto, prodotti ibridi che vedono mescolare il lattice di origine organica insieme ad altre sostanze, per modificarlo, per “allungarlo”. Si può giocare con la sua composizione proprio per andare ad ottenere una consistenza più indicata per ciò che si desidera ottenere. L’utilizzo di un prodotto non naturale, anche solo in percentuale, è un chiaro sintomo di risparmio economico. Tutte le varianti sintetiche di materassi in lattice, che si propongono come antiallergiche, non garantiscono la salubrità ed il sostegno del prodotto 100% naturale.
Tra le varie modalità di impiego, andiamo a toccare brevemente il settore dell’abbigliamento. È possibile acquistare fogli di lattice o rotoli di lattice al metro, ma a cosa servono? Trattandosi di un materiale così versatile, è utilizzato per realizzare dei capi di vestiario in autonomia, senza usare la macchina per cucire. Basta semplicemente utilizzare una colla in lattice per andare a lavorare gli abiti, oppure degli adesivi al lattice a base solvente. L’unica accortezza da utilizzare è quella di non esporlo troppo alla luce e nel momento in cui non sono indosso andrebbero conservati nel buio più totale. Per il lavaggio dei vestiti in lattice bisogna provvedere a mano, con poca acqua tiepida e poco detergente specifico, e lasciare asciugare abbondantemente in maniera naturale.
Per quanto riguarda il , tutto dipende dal livello di purezza e dal grado di traspirabilità della fodera. In ogni caso, è buona norma aprire la fodera almeno una volta al mese, per esporlo all’aria e rendere possibile l’evaporazione della eventuale umidità. Per lavare un materasso in lattice naturale non occorrerà bagnarlo direttamente, ma basterà passarci un panno appena inumidito con un pizzico di bicarbonato. Successivamente, lo lasceremo ad asciugare per almeno una mezza giornata.
Una volta che è terminato il ciclo di vita dell’abito, del materasso o di qualunque altro oggetto in lattice, bisognerà smaltirlo. Se si tratta di lattice provenienza organica come quello dei prodotti Kipli, lo smaltimento è facile, perché il lattice naturale è biodegradabile e quindi può essere compostato.
Se invece si tratta di lattice sintetico, dovrai smaltire il materasso con la procedura di smaltimento dei rifiuti ingombranti.